Legambiente e lo scalo merci

Bergamo 19/01/2017
Sono anni ormai che si dibatte, in modo inconcludente, sulla questione dello spostamento dello scalo ferroviario merci della città di Bergamo, prospettando di volta in volta diverse potenziali collocazioni. Da alcune settimane la questione ha subìto un’accelerazione per la necessità di trovare un’alternativa entro il 2017. Pare che l’attuale scalo non risponda più alle norme di sicurezza necessarie e che, quindi, dovrà chiudere.

Tutto questo avrebbe colto alla sprovvista l’attuale classe politica bergamasca che non avrebbe saputo di questa scadenza.

Secondo quanto riportato sulla stampa locale, le ipotesi in campo attualmente paiono essere Terno, Montello, Verdellino.

Fortunatamente sembra tramontata l’ipotesi di chi voleva inserirsi in questo quadro per creare un interporto nell’area Treviglio/Caravaggio, operazione che riteniamo meramente speculativa e di scarsissima qualità/utilità rispetto alle esigenze del territorio.

Tra quelle sopra nominate, pare che l’area su cui ci si sta orientando per il trasloco dello scalo merci sia Terno, anche se con le attuali operazioni bancarie (acquisizione di Banca Etruria, proprietaria dei terreni da parte di UBI) in corso, non ci stupiremmo se qualcuno tornasse a proporre l’opzione Verdellino.
In ogni caso, la sensazione è che per l’ennesima volta la classe politica bergamasca si muova nell’ottica di battaglia di retroguardia: trovare velocemente un posto dove piazzare lo scalo merci attualmente presente a Bergamo “punto”.

Tutto senza un minimo di analisi strategica e visione d’insieme.

Nessuno prova ad analizzare come il trasporto ferroviario sia una delle modalità di spostamento più efficienti, meno inquinanti, più sicure e col minore impatto sul territorio. In Italia purtroppo domina il trasporto su gomma, nonostante quest’ultimo presenti maggiori aspetti critici rispetto agli altri comparti (costi elevati, forte dipendenza dalle condizioni atmosferiche e stradali, più elevato tasso d’incidentalità e ripercussioni a livello ambientale). Anzi, emergono in questo dibattito tra i politici nostrani, paure (merci pericolose) e luoghi comuni. Il settore dei trasporti su gomma è l’attività che maggiormente incide sul bilancio energetico nazionale: i suoi consumi ammontano a un terzo circa del totale. Le emissioni inquinanti in atmosfera dei vari settori riflettono l’andamento dei loro consumi: il treno, dunque, è una delle forme più sostenibili, eppure viene snobbato alla grande dalla politica nostrana. Un vero paradosso.

Avremmo preferito che assistere a riflessioni e approfondimenti più strutturali con una visione generale rivolta al futuro; però, nella complessiva miopia dell’operazione, riteniamo che identificare uno scalo per le merci nell’alta isola bergamasca, sull’asse ferroviario Calusco-Terno-Ponte, possa essere una soluzione accettabile.

Accettabile perché per ora le reali necessità di spostamento delle merci su ferro nella nostra provincia sono esigue. Però se si vuole lavorare in questa direzione bisogna fare dei “business plan” precisi, coinvolgere le aziende, ignorare le pressioni degli speculatori, superare le resistenze espresse da alcuni enti locali che impediscono lo sviluppo del “sistema ferro” e, soprattutto, avere una visione d’insieme che non si limiti a rincorrere l’emergenza ma che faccia delle serie proiezioni sul futuro.
Le nostre proposte su questo capitolo della mobilità delle merci sono sul tavolo da tempo:

• una rete di piccoli scali merci diffusa sul territorio provinciale che si raccordino ai grandi poli presenti nelle provincie di Milano e Brescia.

• Un lavoro di ammodernamento dell’infrastruttura su ferro esistente in Provincia, la creazione di nuove tratte che servano quei territori oggi privi di binari, con una progettualità che permetta di incrociare trasporto delle merci e trasporto delle persone.

• Un lavoro di progettazione che, a partire dal PTCP, intrecci le richieste del mondo della produzione e di quello della distribuzione senza dimenticare che in bergamasca esiste l’aeroporto di Orio al Serio che attualmente è il terzo nella classifica degli scali merci nazionali.

In questo scenario la scelta di uno scalo nell’isola bergamasca, come primo tassello di una rete di piccoli scali merci, altamente efficienti, da collocare sul territorio (con superfici inferiori a 20.000 mq), può essere positiva. Deve essere coordinata con la dorsale ferroviaria dell’Isola e con il raddoppio della tratta fino a Calusco, nonché con azioni da parte dei comuni e della Provincia finalizzate all’alleggerimento del traffico leggero e pesante dalle attuali strade. Un approccio di questo tipo, può quindi diventare un’opportunità di sviluppo sostenibile e un nuovo elemento di competitività del sistema produttivo territoriale. Lo stesso approfondimento può essere sviluppato su Montello, per la zona est della provincia e su Verdellino per la media-bassa pianura.

È’ quindi necessario, urgente e indifferibile per il ns. sistema produttivo, impostare una strategia che impegni le aziende del territorio a trasferire, in modo significativo, il trasporto su ferro.

L’isola (assieme a Montello e Verdellino) deve diventare il primo atto di una nuova strategia per la mobilità delle merci in bergamasca: una strategia che individui nel PTCP i poli e le connessioni necessarie allo sviluppo del sistema e che proietti nei PGT questa visione.

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