Bruni per noi

Leggere gli affettuosi e rispettosi ricordi su Roberto Bruni, in questi giorni è particolarmente toccante, al di là delle ovvietà. Per molti è stato una guida, un riferimento e tante altre cose. Per noi è stato “discontinuità”, nel migliore dei significati possibili e si badi bene, al di là degli schieramenti partitici. Ricordiamo bene come, con estremo rammarico, l’ex vicesindaco Giangabriele Vertova, confessò in una delle tante assemblee preelettorali come, prima di allora, prima che si candidasse Bruni alla guida della città, l’assessore all’ambiente non fosse altro che: “quello che si occupa di ranzare il verde”.
Era così. Si contava un ritardo culturale pesante, ed era già il 2004, non era l’epoca Vittoriana in cui lo sviluppo non doveva conoscere limiti, eravamo già in un’economia più che matura, eppure ci volle Bruni. 
Bruni, pur nei limiti di un uomo proveniente dalla “prima Repubblica” si accorse come la questione ambientale di una città non fosse più classificabile con l’amarezza con cui la descriveva il buon Vertova. Serviva una prospettiva più ampia. Fu così che venne nominato Fausto Amorino all’ambiente, il primo vero e proprio assessore all’ambiente nella storia dell’amministrazione Bergamasca, al di là del bene e del male. Ricordiamo molto bene la diffidenza, misurabile a quintali, che una certa stampa riservò a questa scelta.
 La discontinuità culturale era evidente e temuta da molti, infatti fu parecchio osteggiata. Probabilmente si arrivò ben lontani da ciò che noi ambientalisti sognavamo, ma è secondario, il fatto è che si partì con una nuova mentalità. Chi succedette a Bruni andò avanti nelle tematiche ambientali e fu la prima volta, anche per un’area storicamente e culturalmente non vicina alle tematiche ambientali, che si scelse una persona specificamente qualificata in materia.
Se Bruni non avesse rotto con la tradizione precedente, forse, tutto ciò non sarebbe stato possibile. Roberto Bruni fu un uomo coraggioso, umile nel senso che sapeva di non sapere, capace di dialogare con chi veniva da mondi molto diversi dal suo (e noi lo eravamo), di confrontarsi. Nella politica locale la capacità di confronto è tutto e ci sono stati periodi in cui questa capacità, è stata a dir poco latitante e pur con tutte le imperfezioni di quel periodo , l’assenza dello stile Bruni era palpabile.
 
Al di là del merito, quindici anni dopo c’è un assessore all’ambiente con delega alla viabilità e trasporti. Un simile incrocio di competenze, nemmeno molti anni fa, era ritenuto surreale, mentre il “verde” ha la sua delega specifica, in un ambito che non è nemmeno più strettamente ambientale. 
L’ambiente è entrato nella cultura politica della città e si sta unendo al tema dello sviluppo. Tutto questo, senza Roberto Bruni, senza il coraggio di affrontare anche il proprio scetticismo, non sarebbe stato possibile. 
 
Roberto Bruni ci mancherà.
Addio Sindaco. 
Legambiente Bergamo
 
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