Autostrada Bergamo – Treviglio: dalla società dichiarazione di fallimento del progetto.

Bergamo – Apprendiamo dalla stampa che Autostrade Bergamasche SPA, società designata per la redazione del progetto autostradale Bergamo – Treviglio e non concessionaria, avrebbe chiesto a Regione Lombardia un intervento a fondo perduto di 130 milioni di euro.

Questa richiesta certifica, in buona sostanza, il fallimento del progetto come era stato pensato. Era stato venduto alla cittadinanza come un progetto virtuoso sia per flussi di traffico sia economicamente perché si sarebbe pagato da sé, mentre la colpa per i ritardi sarebbero stati tutti della burocrazia secondo quanto riportato da Antonio Sala, Amministratore Delegato di Autostrade Bergamasche spa.

Dell’autostrada che doveva essere pronta pronta il 1 gennaio 2019, invece, si è persa completamente traccia, lasciando le cronache più attente ai giochi di potere nel consiglio di amministrazione e dei politici locali.

Dopo 11 mesi in cui il famoso “conto economico dell’autostrada che si paga da sé” è stato depositato in Regione, vietato ai cittadini ma usato a spizzichi e bocconi per fare propaganda, si apprende di un intervento necessario per 130 milioni di euro, oltre 4 volte quello richiesto nel 2012 e che Regione allora non erogò.

La carenza di fondi, per di più a fondo perduto in questo momento di emergenza nazionale, certifica sia che i flussi di traffico non ci sono, altrimenti si pagherebbe da sola come hanno sempre sostenuto dalla società, sia che il project financing è definitivamente morto, visto l’alto contenuto di soldi pubblici, cioè dei contribuenti.
Della restante parte di fondi, poi, sarebbero comunque i contribuenti a pagarla con il pedaggio. Quindi il cittadino si troverebbe a pagare totalmente un’opera che non serve a nulla, visti i flussi altamente insufficienti. Profitto privato, debito sui cittadini.

Facciamo appello a Regione Lombardia, che in questi anni ha avuto difficoltà anche a trovare somme di un decimo inferiori per opere ben più strategiche come la variante di Verdello o la galleria di Zogno, perché stoppi definitivamente un’opera che non è virtuosa né per il traffico né per le casse pubbliche.

Anche il presidente della Provincia, sponsor di quest’opera, inizi a studiarne gli atti e certifichi che questa richiesta è un de profundis su un progetto nato male e cresciuto peggio.

Come certifica anche l’OCSE, non di certo un organo di estremo ambientalismo, ci sono soluzioni più efficienti dal punto di vista viabilistico e con un costo minore che devono essere prese in considerazione.

Capiamo dunque per quale motivo Infrastrutture Lombarde  non abbia diffuso il conto economico: un tale colabrodo di soldi pubblici, che passano da 30 a 130 a progetto invariato, sarebbe stato impossibile da sostenere.

 
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