NeveDiversa

Ogni inverno Legambiente propone attività in quota, alternative allo sci da discesa, per condividere il piacere di una gita in montagna e alimentare una riflessione sui temi della gestione del territorio e dell’utilizzo delle risorse.

In molte località l'offerta turistica invernale punta esclusivamente alla monocultura dello sci alimentando consuetudini particolarmente impattanti: grandi quantità di acqua ed energia spese per l'innevamento artificiale, il continuo ampliamento dei comprensori sciistici in aree sensibili e protette, l'aumento di traffico e smog per la sciata mordi e fuggi del fine settimana, il business delle seconde case che divorano suolo.

Le iniziative di Nevediversa rimettono al centro la straordinaria bellezza dei nostri paesaggi montani, una grande e insostituibile ricchezza nazionale che possiamo proteggere scegliendo un turismo dolce alimentato dal desiderio di esperienza, prima che di consumo.

Il dossier presenta una mappatura dei comprensori sciistici con numeri e chilometri delle piste. Abbiamo, complessivamente, sulle montagne italiane, 6.700 km di piste e 1.500 impianti, numeri che descrivono un sistema già molto sviluppato e organizzato, capace di rispondere alle attuali esigenze degli sciatori e in alcuni casi sovradimensionato e bisognoso di sostegno, come dimostrano i dati raccolti nel dossier. Anche lungo la catena appenninica, dove i comprensori sciistici censiti sono circa 70 e dispongono di 268 impianti di risalita al servizio di oltre 700 km di piste per lo sci da discesa, c’è chi ritiene che per alimentare l’offerta del circo bianco questi numeri vadano ulteriormente incrementati e si continua a produrre progetti e a promettere risorse pubbliche per favorire sugli Appennini turismo invernale tradizionale improntato allo sci da discesa, nonostante siano evidenti contraddizioni e limiti di queste proposte. 

Va detto, infatti, che realizzare sugli Appennini nuove infrastrutture per lo sci da discesa con impianti di risalita con arroccamenti a quote sempre più elevate, e bacini idrici in alta quota per l’innevamento artificiale, è in netta contraddizione con la biodiversità e la tutela degli ecosistemi.

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